I selvatici dello Springer

Quali selvatici si possono cacciare con uno springer?

Anche se la conoscenza e la diffusione di questa razza sono migliorate, esistono ancora moltissimi cacciatori che non hanno la più pallida idea dei tipi di caccia praticabili con questi cani.

Cominciamo pertanto con il dire che certamente si può cacciare tutta la selvaggina da piuma oggi perseguibile. Risposta esagerata si direbbe; dettata dalla passione per questi cani, più che dal ragionamento. Ed invece no! Pura constatazione della realtà e della grandissima versatilità di questa razza. Anzi aggiungerò anche che si può/potrebbe cacciare diversa selvaggina con pelo!

Esaminiamola insieme.

Credo che si sia tutti d’accordo nel ritenere che i terreni che ospitano di fatto la selvaggina, dopo i primi giorni di caccia, sono generalmente coperti da folta vegetazione. Erbe, rovi, canneti, boschi folti, calanchi scoscesi o fossati con cespugliati e piante varie, sono il rifugio preferito dai selvatici che al primo sospetto di pericolo spariscono al loro interno. Tra i selvatici, il più pronto ad attuare questa difesa è certamente il fagiano. Questo animale è il principe dei selvatici per lo springer. Con le sue caparbie pedinate nel folto, ha bisogno di un cane che lo forzi al volo quando pensa di essere al sicuro, e per lo springer è come un invito a nozze. Colta l’emanazione non gli darà tregua aumentando sempre più l’eccitazione e l’irruenza per cui il cacciatore riconosce sempre, anche quando non lo vede, dal rumore del fogliame, dove è il cane, e dove potrebbe involarsi il fagiano.

Lo springer condotto principalmente in questa caccia si abitua a scandagliare gli sporchi senza esitazione riconoscendovi il luogo di rifugio dei fagiani. Ammirevole il coraggio che dimostra nel perforare i roveti, le sponde ricoperte di ginestre o di altri spini.

Taluno trovandosi inoltrato in questi roveti e quindi non in vista del cacciatore, alla partenza del selvatico lancia uno scagno in segno di avviso. Tollerato in prova di lavoro è, secondo me, segno di grande collaborazione. Utile al fine del carniere. Come quello posto in atto da altri springer, che cacciando abitualmente animali da piuma, trovando l’usta del coniglio o della lepre, vedendola schizzare, compiono la stessa cosa. Il cacciatore sarà pronto a guardare per terra e non sarà colto di sorpresa. Od altri ancora che impegnati nell’intrico più folto, avendo difficoltà a procedervi dentro e non riuscendo a forzare l’animale perseguito, rendendosi conto di perdere terreno, emettono dei mugolii come di rabbia. Vi posso garantire che al fine del carniere sono tutti pregi impagabili.

Lo springer può reperire l’emanazione sia fuori che dentro al folto. In tutti i casi segnalerà con evidenza questo momento sia accentuando il movimento della coda, che aumentando il ritmo dell’azione. La vicinanza del frullo imminente sarà inoltre segnalata dal portamento delle orecchie, alzate, in segno di massima attenzione.

Stesso comportamento usa per la pernice sarda anch’essa accanita pedinatrice nei terreni sassosi e cespugliati; e quanto detto vale anche per le altre pernici quando abbiano acquistato una certa rusticità. Certamente poco adatti si rivelano gli animali pronta caccia, vuoi per la staticità degli stessi che quindi lasciano poche o punte tracce sul terreno; vuoi perché essendo abituati alle voliere cercano più facilmente scampo nel terreno pulito che nel folto.

La beccaccia, questo monumento del cane da ferma, è un selvatico tipico per gli spaniel! Non certo ricercata nei boschi puliti, ma nei fossati e nei boschi sporchi che ormai sono la maggioranza. Nei forteti dove abitano anche i cinghiali, nelle distese di ginestre, nei prunai, li lo springer è impareggiabile. Sulla beccaccia l’esperienza porta questi cani a sfruttare più l’emanazione aerea che la pista, ed una volta agganciatala la rimontano velocemente con delle sbandate tipicissime che si concludono con l’aggressione del folto e l’involo più o meno ravvicinato del selvatico.

Un paio d’anni fa mi venne a trovare un cinofilo del centro Italia, sponda adriatica, accanito cacciatore di beccacce con i cani da ferma. Utilizzava con grande soddisfazione setter inglesi, irlandesi e pointer. Aveva però un cruccio. Ad un certo periodo della stagione venatoria le beccacce sparivano dalle faggete e dalle pinete pulite e si rifugiavano nei fossati collinari, impenetrabili per i rovi e gli spini. Aveva provato con i suoi cani ma si rendeva conto che non erano indicati per quel lavoro. Avendo sentito parlare degli springer come di cani adatti ai terreni folti si era deciso a provarne uno. Volle uno springer. Con mia grande soddisfazione quest’anno mi ha confermato la grande validità della razza per quel tipo di lavoro e la soddisfazione incredibile che si prova nell’accompagnarsi ad un cane che svolge un compito incredibilmente ostico come se fosse una passeggiata nel cortile di casa. Della razza ha apprezzato il grande coraggio che gli consente di affrontare con avidità e naturalezza istintiva i roveti più impenetrabili; la facilità del riporto dagli stessi luoghi impervi e la collaborazione sempre pronta nell’azione di caccia.

Altri selvatici perseguibili sono quelli che trovano nell’acqua e nei canneti l’elemento naturale. Parlo dei rallidi: porciglione e gallinella e degli anatidi.

Negli acquitrini; nei fossati; in palude: lo springer si esalta, diventa lontra. L’acqua è per lui un elemento più familiare che il terreno asciutto. Ho posseduto cani capaci di stare immobili nell’acqua fonda in attesa dell’esito della fucilata. Nuotatori silenziosissimi utilizzano la coda come timone. Ingaggiano con i rallidi, ed anche con le anatre, lotte d’astuzia incredibili riuscendo talvolta ad abboccarli senza dargli il tempo di volare. Cacciando in questi ambienti lo springer sarà poi utilissimo per il riporto e il recupero degli animali abbattuti, che caduti tra le canne sarebbero in molti casi persi.

Altra caccia molto divertente che presuppone ottimi riflessi è quella al coniglio selvatico che lo springer costringe ad uscire allo scoperto incalzandolo nei roveti e molte volte intercettando il percorso fra l’animale e la tana impedendogli quindi la via di scampo. Il cane che diventa esperto in questa caccia si abitua ad esplorare con minuziosità i roveti imparando che il coniglio selvatico lascia un’usta breve. Molte volte quando intercetta l’usta, il cane si arresta e tende la vista e l’udito per cercare di individuare con precisione la posizione dell’animale e quindi balzagli addosso. Stesso sistema di caccia utilizza per la minilepre.

La lepre, invece, ha bisogno di tecnica particolare e di territori ben popolati. Direi che questo selvatico può essere insidiato con lo springer da cacciatore che sia lepraiolo, con risultati persino migliori che con i segugi, riuscendo il più delle volte a sparare alla lepre che schizza dal covo. Dico questo conoscendo un cacciatore con springer dell’Appennino emiliano che è riuscito, nella sua zona di caccia, a far smettere di cacciare i segugisti.

Detto questo direi, altrettanto onestamente, che non mi sento di indicare la lepre come selvatico tipico dello springer, sia per il tipo di ambiente che frequenta e sia per la classicità di questa caccia eseguita con il segugio.

La quaglia selvatica, praticamente cacciabile solo all’estero dati i nostri calendari venatori, è un altro tipicissimo selvatico dello springer. Cacciata nelle stoppie di grano alte tanto da consentirgli un rifugio sicuro, o nei prati di erba medica da seme, o nei gerbidi folti d’erba. Questo selvatico che si fa topo e corre tra le erbe e le stoppie facendo impazzire molti fermatori, si trova inerme di fronte al cane che dopo averla avventata risolve l’emanazione e si tuffa tra le erbe seguendo tutte le sue evoluzioni sino a farla frullare. Affrontando il terreno a buon vento è divertente seguire la perseveranza del cane nell’incalzare la quaglia che può volare da un momento all’altro. Dopo lo sparo, se andato a buon fine, il riporto completa sempre l’azione.

Questa qualità del riporto viene utilizzata da molti cacciatori che si servono di questi cani per la caccia ai colombi, sia alla posta che dal palco, come da quelli che si dedicano ai piccoli uccelli: tordi, merli, allodole. Il cane abituato si siede ai piedi del cacciatore o sotto il palco e và alla ricerca dei capi abbattuti quando gli viene indicato. State certi che gli animali abbattuti finiranno nel vostro carniere, ben difficilmente un riporto od un recupero non verrà effettuato.

Stesso utilizzo del riporto, al quale si somma la funzione dell’esplorazione dei folti, viene eseguito nelle cacce in battuta sempre ai tordi ed ai merli. Le cosiddette “scacce” tipiche del centro Italia. Dopo aver appostato alcuni cacciatori al termine di un canale, un fossato o un boschetto, i colleghi si muovono dalla parte opposta verso di loro sparando a quegli animali che escono a tiro e scacciando gli altri verso quelli appostati. Data la natura dei terreni il cane serve sia per scacciare i selvatici dal folto sia per recuperarvi quelli caduti dentro. Non di rado capita che il cane sloggi dal folto il fagiano o la lepre ed anche la beccaccia.

Come avete potuto leggere con il cane da cerca si possono cacciare tutti i selvatici consentiti.

(di Andrea Cupini)